Il contratto di lavoro delle Forze di Polizia presenta molteplici diversità in ordine alle sue previsioni fra quelle ad ordinamento civile e quelle ad ordinamento militare, con importanti limitazioni previste per queste ultime, anche a causa della prevista mancanza di contrattazione con le rappresentanze del personale o, detto in altri termini, a causa dell’assenza di contrattazione con i Sindacati. E’ il caso di ricordare, infatti, che in ambito militare il personale viene “rappresentato” da un Organismo, la Rappresentanza Militare, che non ha alcun potere di contrattazione, limitandosi ad una mera concertazione. Una concertazione che, non avendo potere vincolante, incide ben poco sulle scelte dell’amministrazione che, anche quando non condivise, trovano comunque pochi ostacoli alla propria applicazione. Al contrario, nell’ambito delle FF.PP. il parere dei Sindacati è imprescindibile per il perfezionamento di ogni trattativa. Questo era ben noto ai Forestali che, con la militarizzazione coatta, hanno visto ridurre, specie dopo la circolare 104/42-1-2016 del 28 novembre 2017, istituti contrattuali ottenuti proprio grazie alle contrattazioni dei Sindacati; quegli stessi istituti contrattuali che in alcuni casi rappresentavano fondamento basilare per l’organizzazione ed il funzionamento della propria vita privata e familiare.
In una società in continua evoluzione non è più possibile pensare al dipendente solo come ad un lavoratore, ma come ad una persona all’interno di un complesso meccanismo retto da delicati equilibri, siano essi rappresentati dal contesto familiare o più ampiamente dall’intero quadro societario. Ognuno è parte di un sistema e ne condiziona il funzionamento, spesso diventando anche un vincolo per tutte le figure con cui ha interazioni. Una reazione a catena frutto dei ritmi sfrenati che la società moderna impone in ogni ambito, specie quello familiare e lavorativo.
I delicati equilibri su cui poggiano le famiglie, per lo più composte da genitori lavoratori o genitori single, spesso stridono con la pedissequa osservanza di regole arcaiche e oramai anacronistiche, che rischiano di diventare quindi un’ importante elemento di stress per dipendenti e per i propri congiunti. Tale disagio è ancora più marcato per chi ha subito una involuzione rispetto alla stabilità già raggiunta.
Uno scenario, questo, in cui le regole non sono adeguate alla società moderna e dove viene lasciato troppo spazio alla discrezionalità che, nella maggior parte dei casi, si traduce in soluzioni border line, talvolta superando anche i limiti di opportunità, con il rischio tangibile di deriva nel clientelismo.
Ma oltre al rischio di far diventare la discrezionalità una vera e propria arma in mano a chi ha il potere di esercitarla, non è nemmeno insolito assistere a fantasiose interpretazioni necessarie per trovare l’equilibrio fra regole arcaiche ed esigenze della vita moderna così da trovarsi in situazioni dove la comprensione diventa tolleranza, con il pericolo concreto che si trasformi addirittura in compiacenza.
Quando istituti come la flessibilità sull’orario di lavoro non sono applicati tramite una oggettiva regolarizzazione, ma allo stesso tempo si assiste a mirate concessioni di fatto semplicemente giocando con le parole, ci si trova in sostanza davanti a escamotage che, oltre a non essere garanzia di pari trattamento per tutti, non rappresentano certo la soluzione al problema. Così come non può esserlo l’interpretazione spesso data alle parole “tolleranza” ed “elasticità” in merito agli orari di lavoro, confidando che le ambiguità portino ad applicare le regole secondo quanto conviene sul momento.
Non è accettabile sapere che ancora esistono diversità di applicazione delle stesse regole solo in virtù di interpretazioni e discrezionalità: il trattamento paritetico deve essere alla base di ogni amministrazione trasparente, ancor più in quelle militari.
Per quanto sopra si chiede di voler valutare la possibilità di aprire un tavolo di lavoro aperto ai Sindacati, veri portatori di interessi collettivi e conoscitori delle esigenze del personale, in merito all’applicazione uniforme delle regole di gestione del personale, soprattutto in ordine agli istituti contrattuali e agli orari di lavoro, al fine di garantire ad ogni Militare lo stesso trattamento indipendentemente dalla propria linea di comando, dal ruolo di appartenenza o dalla provenienza.
Subordinatamente alla richiesta di cui sopra si invita a sensibilizzare tutta la linea di Comando affinché le applicazioni dei regolamenti siano quanto più possibili adeguate alle moderne esigenze dei Militari e delle loro famiglie, garantendo la stessa linea interpretativa per scongiurare quelle disparità di trattamento che rappresentano una delle maggiori cause dei malesseri sofferti dai militari.