Con circolare nr. 40501-16/T-32-1/Pers.Mar. il Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri, I Reparto – SM – Ufficio Personale Marescialli ha regolamentato la mobilità delle sedi disagiate, sia in entrata che in uscita, ricomprendendo anche le sedi disagiate forestali.
Tralasciando come sono state individuate le sedi disagiate forestali, argomento su cui successivamente riaccenderemo il dibattito, corre l’obbligo segnalare situazioni al limite dell’increscioso per i militari che le subiscono.
Innanzi tutto si rappresenta la grossa penalizzazione derivante dalla decorrenza del periodo utile come valido “effettivo servizio” in sede disagiata, che per i forestali decorre dal 1 gennaio 2017; in virtù di tale scelta, risultano dunque azzerati tutti i periodi precedenti, comunque prestati presso sedi oggetto di indiscutibili difficoltà. Se il metro da usare è considerare come anno zero la data di assorbimento, non si capisce perché in altri ambiti si valutino come utili anche periodi antecedenti (vedasi ad esempio i periodi di comando per le progressioni in carriera) addirittura in assenza di atti formali.
Altra grave penalizzazione è rappresentata dall’impossibilità di poter essere movimentati e impiegati in sedi gradite, contrariamente a quanto pare avvenga per i casi analoghi della Territoriale, di fatto vanificando ogni sacrificio fatto sino all’agognato “quarto anno”, anche grazie a scelte – a nostro giudizio discutibili e inopportune – compiute nei primi due anni dall’entrata in vigore della riforma che ha previsto l’assorbimento degli ex Forestali nell’Arma. E’ appena il caso di ricordare, infatti, che nel 2017 e nel 2018 sono stati effettuati svariati movimenti di militari del Ruolo Forestale, per accontentare i “desiderata” dei singoli, anche in spregio alle piante organiche, creando squilibri di cui ne stanno ingiustamente pagando le conseguenze coloro che si sono attenuti alle regole e che oggi trovano possibili sedi gradite riempite all’inverosimile, ben oltre le previsioni organiche.
Si coglie l’occasione, nello specifico, per segnalare la realtà di Livigno, laddove i militari ivi impiegati, da quasi 14 (quattordici) anni, non hanno apparenti spiragli per poter rientrare nelle regioni di origine, anche in presenza di situazioni familiari di una certa gravità, come dimostrato dai reiterati dinieghi alle legittime istanze degli interessati. Premesso quanto sopra, si chiede di analizzare la casistica rappresentata al fine di garantire un equo trattamento che ridia la giusta fiducia a chi oggi si sente completamente abbandonato da un’Amministrazione che pare confermare il diffuso retro pensiero sui carabinieri di serie A e quelli – del ruolo forestale – di serie B.

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