Regolamentazione attività.
L’attività sindacale in ambito militare, per quanto consentita a seguito della nota sentenza della Corte Costituzionale 120/2018, soggiace a specifica autorizzazione del Ministro della Difesa concessa a seguito di una dettagliata analisi dei relativi Statuti e Atti Costitutivi che, laddove non prevedano esplicitamente talune fattispecie, devono essere opportunamente modificati dai richiedenti per ottenere l’assenso ministeriale.
Questo almeno era quello che credevamo, visto il lungo percorso di 17 (diciassette) mesi che questa Associazione Professionale a Carattere Sindacale tra Militari ha affrontato per essere legittimata ad operare; percorso contraddistinto da comunicazioni ufficiali con Il Ministero della Difesa in cui, pena la decadenza di tutta la procedura autorizzativa, si sono chieste, forse meglio imposte, modifiche allo Statuto presentato che prevedessero il richiamo al pedissequo rispetto delle previsioni normative: una sorta di processo alle intenzioni volto ad ottenere ogni forma di garanzia possibile da parte dell’ente autorizzante.
Abbiamo già scritto allo Stato Maggiore della Difesa in merito ad affiliazioni che diverse A.P.C.S.M. hanno stipulato con sindacati confederali, pubblicizzate sui propri siti, che consentiranno loro di appoggiarsi a strutture non militari per offrire ai propri associati servizi di varia natura su tutto il territorio nazionale (es. assistenza CAF) o di beneficiare di convenzioni specifiche. Lo stesso S.M.D., rispondendo alla nostra seconda istanza in materia, ha ribadito che “… non è possibile contrarre accordi di natura collaborativa con associazioni sindacali non militari, in quanto, tale condotta, pur non comportando l’adesione e/o la federazione a queste ultime, costituisce un comportamento elusivo o comunque sintomatico di una violazione delle vigenti disposizioni …” (Nota n. M_D SSMD REG2021 0147588 11-08-2021).
Ad ASSO.MIL. è stato espressamente chiesto dallo S.M.D di specificare nel proprio Statuto, nonostante non vi fosse già di per sé alcun riferimento che lasciasse intendere il contrario, il divieto di aderire o federarsi ad altre associazioni sindacali non militari (Nota n. -M_D SSMD REG2020 0192821 07-12-2020), pena il mancato assenso all’autorizzazione ministeriale.
Per quanto è dato sapere la problematica è stata segnalata al Gabinetto del Ministro della Difesa e allo S.M.D. anche dal Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri, come comunicato dallo stesso a questa A.P.C.S.M. in data 13 settembre 2021.
Dobbiamo inoltre evidenziare ulteriori violazioni delle regole che disciplinano la competizione fra A.P.C.M. che impediscono di esercitare una concorrenza sana e leale, con ovvie ripercussioni sulle difficoltà nel fare proseliti.
Innanzi tutto chiediamo che venga fatta chiarezza sulla possibilità di esercitare la propria attività sindacale anche al di fuori degli Stati Maggiori di appartenenza, atteso che quotidianamente apprendiamo da vari social che almeno una A.P.C.S.M. ha continui contatti con i vertici locali della propria amministrazione, con visite più o meno ufficiali. Fermo restando che siamo fortemente convinti che l’attività sindacale debba essere svolta localmente per esercitare quella prossimità che consenta di affrontare e magari risolvere ogni problematica con tempestività sul posto, riservando la trattazione ai livelli superiori solo quando strettamente necessario, riteniamo che anche per questa tematica debbano essere fatti puntuali chiarimenti, utili soprattutto per chi, approfittando del ruolo di delegato Co.Ce.R., si sposta in missioni di servizio e in quella veste (a spese dei contribuenti) coglie l’occasione per svolgere contemporaneamente attività sindacale in favore della propria sigla di appartenenza (fenomeno già denunciato anche da altri) con un comportamento che definire biasimevole è un eufemismo, fatto salvo risvolti di altra natura.
Ma ancora più gravi sono le violazioni dei dispositivi che prevedono che le singole A.P.C.S.M. possano finanziarsi solo con i proventi derivanti dalle quote associative dei propri iscritti. In pratica è inibita qualsiasi forma di finanziamento diversa dalla riscossione delle deleghe, come espressamente richiamato anche dallo S.M.D. con la sopra citata nota M_D SSMD REG2020 0192821 07-12-2020 .
Se davvero ogni A.P.C.S.M. deve poter contare unicamente sulle risorse economiche frutto delle quote associative, risulta sorprendente come una di queste che ancora non ha iniziato ufficialmente ad incamerarle (partirà infatti ad ottobre 2021 come espressamente ribadito sui social dal fondatore) abbia potuto organizzare ed ampiamente pubblicizzare un convegno di due giorni in un Hotel casertano svoltosi regolarmente come testimoniano foto e video reperibili sul web con discreta facilità.
Chi scrive ha un’esperienza ventennale di attività sindacale nel soppresso Corpo forestale dello Stato, svolta ad ogni livello, per cui conosce bene cosa comporti, soprattutto in termini di costi, dover organizzare convegni, congressi, manifestazioni e quant’altro. Non è assolutamente pensabile che un evento del genere possa aver avuto luogo senza alcuna spesa.
E’ chiaro che rispettare pedissequamente le regole previste per le A.P.C.S.M. comporti da una lato una forte limitazione in termini di servizi da poter offrire ai propri iscritti, dall’altro una grande difficoltà nel far conoscere le proprie attività ai fini del proselitismo.
È ancor più chiaro che non può però passare il concetto che il rispetto delle regole sia un fattore penalizzante nei confronti di chi, al contrario, sembra aggirarle. Se un’Associazione, che ha l’ambizione di rappresentare il personale, è la prima a farsi beffe delle normative che ne regolano il funzionamento senza che le autorità regolatrici intervengano, ci si chiede se la deriva del diritto sarà mai recuperabile, specie perché siamo nell’ambito delle Forze di Polizia.
Ritenendo che il compito del Ministro non possa esaurirsi con l’emissione di un decreto di assenso senza poi esercitare una adeguata opera di controllo, si chiede l’autorevole intervento della S.V. per porre rimedio a situazioni che, oltre a creare disparità, mettono a repentaglio la credibilità di un importante apparato dello Stato quale è il Ministero della Difesa.