Sig. Comandante Generale,
con crescente preoccupazione, raccogliamo ormai quotidianamente lo sfogo di numerosi Carabinieri del Ruolo Forestale, che lamentano – o a causa di direttive fin troppo severe o per l’applicazione di criteri incomprensibili se non addirittura “oscuri” – l’impossibilità di veder soddisfatte legittime aspirazioni di carriera, di ricollocamento professionale, di mobilità volontaria.
Pur non essendo “secondi a nessuno”, i Carabinieri del Ruolo Forestale vengono sistematicamente esclusi, a priori, da ogni forma di interpello straordinario ed ordinario; il medesimo trattamento però, giustamente, non viene riservato nei confronti di chi opera all’interno delle altre specialità dell’Arma.
Nonostante l’etichetta, auto-apposta, di “forza di polizia ambientale più grande d’Europa”, dall’effettivo assorbimento, la dotazione organica del CUFA – erede del disciolto Corpo Forestale dello Stato – si è sensibilmente e pericolosamente assottigliata, mentre le piante organiche delle strutture ed il regolamento interno sulla mobilità, sono rimasti rigidamente invariati. Per non essere ingenerosi, nei confronti di chi l’ha preceduta alla guida dell’Arma, dobbiamo riconoscere che, invero, un incremento organico lo abbiamo registrato: è stato, infatti, creato un bel posto da Generale di Divisione in più per gli Ufficiali Forestali, magari riservato ad ex ministri!
Gli ex Forestali, dal 1° gennaio 2017, sono alla ricerca di quella normalità e di quelle certezze svanite a causa di una riforma assurda che, dati alla mano, si sta rivelando addirittura dannosa per tutto il Paese. L’applicazione delle regole attuali, mutuate da una situazione organica che non può essere lontanamente paragonata a quella delle altre articolazioni dell’Arma, unitamente a ipotesi di riorganizzazione penalizzanti, le stanno rendendo irraggiungibili.
La questione del benessere del personale, espressione di cui tanto ci si riempie la bocca, è bene chiarire che non può riguardare solo il tempo in cui non si è in servizio. Convenzioni, offerte commerciali e centri ricreativi non potranno mai lenire le sofferenze ed i disagi cagionati da regolamenti anacronistici e dalla gestione del personale addetto in stile “bulletto di quartiere”. È tempo, per i Vertici dell’Arma dei Carabinieri, di prendere atto che una profonda riforma regolamentare non è più differibile; l’abnorme numero di gesti estremi compiuto da militari, l’aumento delle richieste di dimissioni, anche senza alternative di impiego, sono testimonianza concreta dell’urgenza di rendere compatibile il servizio prestato con gli attuali modelli familiari e le esigenze organizzative che ne scaturiscono.