Sig. Presidente del Consiglio dei Ministri,
dal prossimo 15 dicembre scatterà l’obbligo vaccinale, per talune categorie di Lavoratori, quale misura per contrastare il diffondersi dei contagi dal COVID-19. L’inottemperanza alla suddetta imposizione comporterà “l’immediata sospensione del diritto di svolgere l’attività lavorativa, senza conseguenze disciplinari e con diritto alla conservazione del rapporto di lavoro. Per il periodo di sospensione, non sono dovuti la retribuzione né altro compenso o emolumento, comunque denominati”.
È una misura gravissima, discriminatoria, sulla cui validità scientifica non entriamo nel merito, che pare demolire uno dei principi fondamentali della nostra Costituzione, il diritto al lavoro, garantito sia dal primo (“L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro (…)”) che dal quarto articolo (“La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto (…)”) della Carta.
Siamo consapevoli che la legge possa determinare trattamenti sanitari obbligatori ma, altresì, sappiamo anche che “(…)la legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana” secondo principi sanciti dalla stessa Costituzione.
Ricapitolando: un recentissimo decreto legge ha imposto, ma solo ad alcune categorie di Lavoratori, un trattamento sanitario – nello specifico l’obbligo vaccinale per la prevenzione dell’infezione da SARS-CoV-2 – quale condizione per poter mantenere il diritto a svolgere la propria attività lavorativa.
Abbiamo avvertito la necessità di ricordare a noi stessi questi passaggi, per avere l’opportunità di svolgere alcune considerazioni, atteso che il personale che rappresentiamo appartiene alle forze di polizia ad ordinamento militare ed alle forze armate, categorie che garantiscono e tutelano la democrazia, la sicurezza dei cittadini, dei nostri confini e delle Istituzioni. Quelle stesse Istituzioni che vengono percepite sempre più lontane, forse per una sensazione di abuso della lealtà e dello spiccato senso del dovere propri di chi indossa una divisa.
Chiariamo innanzitutto che chi scrive è vaccinato e si è adoperato sin dall’inizio per favorire la vaccinazione tra i militari i quali, nonostante i mille dubbi derivanti da informazioni contraddittorie e parziali soprattutto all’inizio della pandemia, hanno scelto liberamente di vaccinarsi. Ma è questo il punto focale: hanno scelto!
La decisione di incrementare ulteriormente la popolazione sottoposta a ciclo vaccinale quale misura di contenimento del virus è comprensibile, anche in assenza di riscontri scientifici certi sulla reale efficacia. Che si voglia perseguire tale obbiettivo inibendo ai non vaccinati la possibilità di svolgere attività ludico-ricreative (stadio, cinema, discoteche, ristoranti, palestre ecc.) si può capire. Quello che pare illogico, anche per il rischio di tensioni e pericolosi conflitti sociali, è il ricatto occupazionale, misura già di per se odiosa ed indigesta, che diventa ingiustificabile quando applicata solo ad alcuni Lavoratori. Un vero e proprio “stupro” della libertà di scelta.
Non può essere sottaciuto, inoltre, che la sospensione dei Lavoratori inadempienti all’obbligo vaccinale comporterà un significativo aggravio di compiti, soprattutto durante il periodo delle festività natalizie, che ricadrà esclusivamente sulle spalle dei Lavoratori vaccinati, non potendosi assumere tirocinanti al posto dei dipendenti lasciati a casa, come avvenuto per altri settori.
La situazione descritta è comprensibilmente fonte di malessere per l’intero Comparto, sia per i Lavoratori vaccinati che non vaccinati, pur per motivazioni diverse, a cui si aggiunge il senso di rabbia sofferto per i ritardi del rinnovo contrattuale relativo al triennio 2019/2021 che, nonostante i proclami del Ministro Brunetta, ancora deve essere sottoscritto.
In tale scenario Carabinieri e militari che sceglieranno di non ottemperare all’obbligo vaccinale verranno sospesi e non riceveranno retribuzione né altro compenso o emolumento comunque denominato: trattamento che non viene riservato neppure a chi viene sospeso precauzionalmente dal servizio perché indagato per reati gravi!
Sig. Presidente, occorre fare tutte la riflessioni del caso perché le tragiche manifestazioni di malessere, fin troppo ripetute quest’anno tra il personale in divisa, suggeriscono di procedere con estrema cautela e massima attenzione.