Come noto, la continua e senza tregua riorganizzazione della linea forestale prevede, fra le altre cose, la chiusura di alcuni Gruppi della specialità. Specifichiamo sin da subito che trattasi di CHIUSURE vere e proprie anche se è più diplomatico e, forse, meno drastico e invasivo parlare di accorpamenti. Il politicamente corretto non cambierà il destino del personale coinvolto che pare essere trattato con una superficialità al limite del menefreghismo.
Sin dalle prime notizie in merito alle chiusure dei Gruppi il personale interessato ha chiesto del proprio futuro, avendo rassicurazioni da fonti autorevoli che, all’atto pratico, oggi suonano come una presa in giro.
Infatti erano state offerte garanzie in merito a un’indagine ricognitiva preventiva con colloqui privati per avere un quadro della situazione di ogni singolo interessato, al fine di trovare la soluzione migliore che potesse sposarsi con i desiderata dei militari e le esigenze dell’Amministrazione, valutando la fattibilità di reimpieghi anche in sedi non insistenti nel capoluogo di provincia di provenienza.
Ad oggi sono arrivati trasferimenti, senza alcun tipo di preavviso, per il NIPAAF o per la stazione CC Forestale del comune in cui insisteva il Gruppo in chiusura, per i militari impiegati nei Gruppi da accorpare.
Correttezza e attenzione verso il personale avrebbero voluto, quanto meno, il parlare chiaro con lo stesso personale. E’ appena il caso di sottolineare che molti dei militari di cui stiamo parlando non sono così lontani dalla quiescenza e che la situazione prospetta cambiamenti radicali delle attività svolte per anni, anche decenni in alcuni casi.
Aver dato garanzie di ogni sorta ha alimentato quelle illusioni e quelle false speranze che, oltre a diventare causa di malessere e depressione per chi le subisce, evidenzia la lontananza della linea di Comando dai Forestali, sempre più spesso trattati alla stregua di carne da macello.
Ma vorremmo soffermarci sulle spiegazioni addotte alla metodologia usata nella fattispecie.
Sembrerebbe che a causa di contenziosi passati in cui l’Amministrazione si è vista soccombente nei confronti di coloro che in situazioni analoghe hanno rivendicato l’”indennità di trasferimento” pur avendone espressamente fatto rinuncia al momento dello spostamento di sede, abbia preferito non correre rischi e impiegare gli interessati nello stesso comune di provenienza, garantendo agevolazioni nella eventuale mobilità a domanda successiva.
Pur ritenendo legittima la spiegazione, non si capisce perché non sia stata evidenziata sin da subito oltre a stigmatizzare sulle future garanzie di mobilità. E’ quantomeno inverosimile una “mobilità personalizzata”, con le regole attuali, che riesca ad evitare il crearsi di pericolosi precedenti. Si persevera ad alimentare false speranze che, impietosamente smentite dai fatti, aggraveranno ancor più il malessere degli interessati.
Ma la particolarità della spiegazione non può esimerci dal sottolineare un aspetto che, pur sembrando marginale, non lo è affatto.
Atteso che la questione investe poche decine di militari, è ragionevole pensare che solo pochi avrebbero scelto, qualora possibile, di spostare in altro comune la sede lavorativa. Gli eventuali indennizzi derivanti sembrerebbero tutt’altro che esosi e insostenibili se paragonati a quanto parrebbe avvenire per gli ufficiali che, prima di essere movimentati, verrebbero contattati per esprimere il proprio gradimento per sedi poi raggiunte grazie a trasferimenti di autorità che farebbero maturare la relativa indennità. E parliamo di un ruolo che è costantemente in movimento.
Se ciò rispondesse a verità sarebbe palese come si cerchi di essere virtuosi solo con il personale di un certo ruolo nonostante i numeri contingentati, la particolarità e l’eccezionalità (o forse non lo è e sarà ripetuta per tutti i Gruppi CC Forestali?) di una situazione che nessuno degli interessati avrebbe mai ipotizzato.
Come se non bastasse abbiamo contezza che il reimpiego dei militari provenienti dai Gruppi CC Forestali abbia creato alcune situazioni di incompatibilità le quali, senza le nostre segnalazioni, sarebbero passate inosservate, con tutti i rischi del caso. Un ulteriore segnale delle attenzioni riservate ai Forestali che, al pari di tutti i militari e tutti i Lavoratori, sono persone con una propria dignità, con proprie peculiarità soggettive e familiari di cui pare ci si dimentichi troppo facilmente.
La situazione sopra riportata ha creato sconcerto, malessere e disorientamento nei militari che la stanno vivendo, pertanto si chiede di valutare ogni possibile soluzione finalizzata a riportare la serenità nei diretti interessati, possibilmente senza che le “cure siano peggiori del male”.
Si chiede altresì, per situazioni analoghe che in futuro ci saranno – in particolare per i nove Gruppi che saranno accorpati entro il prossimo settembre – di trattare la tematica con le accortezze che non sono state usate sinora, evitando di creare altre false speranze e illusioni, che peraltro minano la credibilità di chi le offre.
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