Arrivano a questa APCSM segnalazioni e lamentele in merito al ristoro offerto dal FAPP ai militari che hanno contratto il virus nel primo trimestre dell’anno corrente, periodo in cui lo stesso FAPP si è fatto carico degli indennizzi a seguito della cessazione della copertura assicurativa offerto da UNIPOL tramite apposita convenzione.
Stavolta le doglianze provengono dai militari che, pur pagando regolarmente la quota associativa del FAPP, non hanno trovato ristoro economico per il solo fatto di aver contratto il virus dopo il 31 marzo 2022 mentre militari che non versano la benché minima quota associativa sono stati indennizzati se contagiati prima di tale data.
Si ricorda che i ristori, siano essi garantiti dalla compagnia assicurativa o direttamente dal FAPP, sono stati possibili grazie ad esborsi sotto forma di premi assicurativi o liquidazioni dirette da parte dello stesso ente.
Pare alquanto anomalo che i benefici di un ente assistenziale possano essere fruiti da chi non ne è iscritto e tanto meno ne versa la relativa quota associativa, soprattutto se gli stessi benefici vengono negati per motivi esclusivamente “temporali”a chi contribuisce attivamente all’esistenza dello stesso organismo.
Pur capendo che le finalità assistenziali offerte mirino all’aumento della partecipazione associativa, per assurdo potrebbe generarsi l’effetto contrario, ovvero la cancellazione di soggetti associati e la mancanza di stimoli per coloro che, pur non associati, si vedono riconosciuti gli stessi benefici.
Per quanto sopra si chiede di farsi portavoce con il FAPP, di cui si riconosce l’importante opera svolta, per affrontare la problematica e studiare valide soluzioni che tutelino in primis gli associati paganti e che possano incrementare il numero degli associati fra i militari.