Spett.le Redazione di Infodifesa,
contrariamente ai nostri propositi di tacere sempre in occasione dei suicidi dei colleghi, sia in segno di rispetto per le famiglie, sia per evitare facili e inevitabili strumentalizzazioni, ci troviamo costretti a prendere la parola a tutela di tutti i Forestali che, dal Vs recente articolo si sono sentiti particolarmente toccati.
L’impressione del lettore è che i carabinieri della specialità Forestale siano tratteggiati come individui “fragili”, meno validi dei carabinieri degli altri reparti dell’Arma, visto il distinguo, tra carabinieri e carabinieri forestali, che viene messo in evidenza nell’articolo.
Tuttavia in sei anni dall’inefficiente e scellerato assorbimento del Corpo forestale dello Stato nell’arma dei carabinieri non ci siamo mai imbattuti in articoli che chiedessero giustizia per i Forestali che a causa della riforma Madia hanno subito una militarizzazione coatta.
Riforma che ha stravolto modi di lavorare, che ha visto i Forestali discriminati da continue esclusioni da interpelli e da possibilità di crescita professionale, da indennità contrattuali differenziate al ribasso: solo per citare alcune delle avversità che giorno per giorno mettono a dura prova gli ex Forestali e ne dimostrano la forza d’animo e la capacità di resilienza.
I Forestali vanno avanti nonostante tutto, nonostante il forzato inserimento nel regime (parola tristemente evocativa) militare, tentando di dare il proprio contributo nel superiore interesse della salvaguardia ambientale, perché questo è quello che sanno fare, da duecento anni.
Sappiamo bene di non poter entrare nelle scelte editoriali di nessuno, ma ci farebbe molto piacere se un giorno qualcuno pubblicasse un articolo che affronti queste problematiche.
Ci arrivano tante richieste da parte del personale proveniente dal Corpo forestale dello Stato sulle possibilità di transitare in altre Amministrazioni, sintomo dell’evidente disagio nel vestire un’uniforme diversa da quella indossata per scelta fino a sei anni fa.
C’è poi, purtroppo, chi decide di compiere il più disperato dei gesti, togliendosi la vita. Una scelta questa talmente delicata ed intima che non permette a noi, che siamo qui a scrivere, di starne a cercare una causa.
Nostro dovere è quello di denunciare che da sei anni molti forestali lavorano quotidianamente in un clima di continuo stress, specie quando si trovano a contatto con ufficiali o superiori che usano il sistema gerarchico come strumento di pressione sul personale.
Speriamo con questa nostra lettera di essere riusciti a parlarvi di un problema che, a causa delle delicate implicazioni che sono coinvolte, è evitato da tutti (anche dagli stessi rappresentanti del personale) ma che a volte emerge con messaggi fuorvianti.
E speriamo di averlo fatto rispettando in primo luogo il nostro collega che è venuto a mancare e la sua famiglia.