(fanpage) – Dopo che la Corte di Strasburgo ha imposto al governo italiano una “risoluzione amichevole” della controversia con gli ex forestali, la proposta dell’esecutivo è arrivata: 5 euro e 75 centesimi a testa. Per le guardie forestali è una rottura definitiva con Giorgia Meloni, che nel 2015 scendeva in piazza con loro: “Cara Giorgia, il tuo nome non lo scriveremo più su nessuna scheda elettorale”.
“Pensavamo di averle viste tutte, dal congelamento delle retribuzioni al riordino delle carriere in pejus, ma una proposta di risarcimento di poco più di 5 euro è la cosa più grottesca che un governo abbia mai partorito, umiliando una parte dei lavoratori del comparto sicurezza e difesa”. Con questa nota le guardie forestali mostrano tutto il loro sdegno per la proposta di accordo arrivata dal governo italiano, obbligato dalla Corte europea dei diritti umani (Cedu) di Strasburgo a tentare una risoluzione amichevole con l’ex corpo civile di polizia.
È solo l’ultimo capitolo di una storia parecchio lunga: soppresso nel 2016 dal governo Renzi, il corpo forestale fu accorpato all’Arma dei carabinieri. E gli uomini e le donne della Forestale, che appartenevano a un organismo civile, si ritrovarono dall’oggi al domani ad essere dei militari. Anche la Corte costituzionale aveva poi confermato l’impianto della riforma Renzi-Madia, sostenendo che l’accorpamento ai carabinieri fosse giustificato per esigenze di spesa: “Come se la libera determinazione di un individuo nell’intraprendere o meno una carriera militare possa essere sacrificata per dare respiro al bilancio pubblico”, denuncia a Fanpage l’avvocato Egidio Lizza, che assiste gli oltre mille ex forestali sul piede di guerra.
Perché i forestali dicono che il governo ha offerto un risarcimento di 5 euro
Per molti non è solo un problema di autodeterminazione o di divisa: negli anni diversi sindaci hanno denunciato la dispersione di competenze causata dallo smembramento delle funzioni del corpo forestale, oggi assorbite tra le varie amministrazioni dell’Arma. Negli anni, Fratelli d’Italia ha sposato la causa degli ex forestali e ha anche presentato una proposta di legge per far tornare la Guardia forestale al vecchio status. Ora che la Cedu ha invitato governo e forestali a venirsi incontro, però, è arrivata una proposta che sancisce la rottura completa: “Cara Giorgia – si legge nel comunicato – il tuo nome, i forestali traditi, non lo scriveranno più su nessuna scheda elettorale”.
Ma come è possibile che il risarcimento proposto sia davvero così basso? I ricorsi presentati alla Cedu dai forestali dopo la decisione della Corte costituzionale sono stati in tutto sei. Nel febbraio di quest’anno, la Corte di Strasburgo ha dato loro una speranza, chiedendo spiegazioni al governo italiano su varie questioni. Prima di procedere a una decisione, ha però invitato il nostro esecutivo a proporre “una risoluzione amichevole della vicenda”.
Il Governo quindi, era chiamato a scegliere come muoversi. L’esecutivo si è ritenuto responsabile di una sola delle accuse – la violazione dell’art. 11 della Convenzione europea circa la libertà di riunione e associazione – e ha proposto un risarcimento di mille euro per ciascuno dei sei ricorsi. Peccato che i ricorrenti siano ben più di mille e quindi l’ammontare pro capite risulti essere di 5 euro e 75 centesimi a testa.
Rabbia contro “l’ipocrisia” di Meloni
Per i Forestali è una beffa, anche perché Giorgia Meloni nel 2015 scendeva in piazza al loro fianco e scriveva così: “Come Fratelli d’Italia siamo contrari alla militarizzazione del Corpo forestale dello Stato: è una scelta sbagliata e un regalo alle ecomafie”. L’associazione degli ex forestali oggi parla di “festival dell’ipocrisia” e accusa “tutti i maggiori esponenti della coalizione di maggioranza, cioè quelli che all’epoca si facevano fotografare in piazza durante le proteste dei forestali in procinto di essere militarizzati, quelli che si sono indignati in parlamento, quelli che hanno presentato proposte di legge mai portate a termine”.
Il legale dei forestali a Fanpage: “Sono stati discriminati”
L’avvocato Lizzo sostiene che la scelta che del governo Meloni di liquidare poco più di 5 euro a ciascun ricorrente non sia una stima reale del danno o un errore di calcolo, ma una scelta “simbolica, come a dire: noi riconosciamo la violazione, voi accontentatevi di questo”. Lizzo sostiene che il problema vero sia un altro: “Il governo si ritiene responsabile della violazione sindacale, quando il punto nodale è la discriminazione in atto contro dei cittadini che non hanno scelto di fare una carriera militare, eppure per legge si sono ritrovati a farla”.
Se si arrivasse a un processo e poi a una sentenza, sembra probabile che la Corte di Strasburgo stabilirà comunque un risarcimento del danno, sia pure di importo maggiore. La speranza dell’avvocato, più che la ricostituzione del Corpo forestale vero e proprio nella sua vecchia forma, è un’altra: che il lavoro delle guardie forestali possa almeno rientrare nel servizio civile, e non più in quello militare.