La WATER-loo del CUFA |
Da diversi mesi si presentano problemi alla rete idrica del CUFA con interruzioni continue e sempre più frequenti dell’erogazione dell’acqua nel palazzo. Dal 24 settembre scorso sono iniziate vere e proprie interruzioni di ore che hanno reso problematica la permanenza nella struttura del personale costretto a non poter utilizzare i servizi igienici, garantiti in ogni luogo di lavoro. Negli ultimi tre giorni c’è stata una escalation: l’acqua è cominciata a mancare già in concomitanza con l’orario di ingresso dei dipendenti, senza alcuna garanzia che venisse ripristinata nel corso della giornata. Abbiamo lamentato formalmente la problematica con due note che, evidentemente, sono servite a far prendere coscienza di un problema che sembrava essere sottovalutato da tutti, nonostante quello che si vuol far credere. Non è possibile attendere oltre due settimane per avviare soluzioni che garantiscano un minimo di decenza igienica, prendendo atto, tra l’altro che la nostra proposta di ridurre al minimo la forza lavoro ricorrendo alla fruizione della licenza straordinaria per il restante personale non è stata presa in considerazione, nonostante le condizioni ci fossero tutte.
Se invece che della sede centrale del Comando si stesse parlando di un allevamento di cani, probabilmente i nostri colleghi lo avrebbero, a norma di legge, sequestrato e avrebbero denunciato il proprietario per maltrattamento animali verso i quali ci sarebbe stata più considerazione che per i militari.
Di chi siano le responsabilità della mancanza di acqua (quasi sicuramente del gestore del servizio, nella fattispecie ACEA) poco importa al momento: noi ci preoccupiamo del benessere del personale e che siano garantiti i servizi essenziali previsti dalle normative igienico sanitarie.
Il disagio durerà ancora a lungo e ci auguriamo non si verifichino problemi ulteriori dettati dalla carenza delle minime misure igienico sanitarie. Qualcuno dovrà farsi carico della responsabilità di questa vera e propria “WATER-loo” idraulica mal gestita sin dalla sua genesi.
Rinnovo contrattuale |
Proseguono i lavori al tavolo di contrattazione con il Governo per il rinnovo contrattuale del triennio 2019/2021. Le neo costituite APCSM non sono state ancora invitate alla contrattazione, nonostante la sentenza 120/2018. Le richieste dei militari quindi, devono ancora essere purtroppo concertate dalla Rappresentanza Militare che, oltre a non avere alcun potere contrattuale, non pare avere le idee chiare (a volte protestano abbandonando il tavolo, altre rivendicano proposte probabilmente avanzate da altri), non pare essere compatta (comunicati sottoscritti da alcuni e non da tutti generano forte confusione), sembra non saper cosa significhi contrattare (può solo concertare o, meglio, accettare passivamente le imposizioni del datore di lavoro). Questa sembra essere la situazione, stando ad alcune note apparse in rete.
Nel caos creatosi grazie all’assenza di una legge che permetta a chi veramente rappresenta il personale di andare a contrattare le condizioni lavorative, continuiamo a stupirci di fronte lo spettacolo di personaggi che affermano una cosa in veste di coceristi salvo poi rivendicarne altre in qualità di dirigenti sindacali, giocando di fatto con i diritti del personale in nome di manie egocentriche e/o deliri di onnipotenza.
Ci auguriamo che nei vari giochi di potere a cui certi soggetti pare non riescano a sottrarsi, ogni tanto si rifletta sull’importanza del tavolo a cui la Rappresentanza è chiamata, seppur solo a scopo propositivo, e ci si renda conto che la risalita dei prezzi ed il relativo aumento dell’inflazione, generata dalla ripresa economica post lock dow, non sarà coperta dagli incrementi medi mensili degli stipendi proposti che il Governo vorrebbe far passare come un rinnovo ricchissimo e che di fatto tamponerà per poco tempo la perdita del potere di acquisto dei militari.
Ballottaggi e green pass |
Con l’imminente entrata in vigore del tanto discusso green pass si verranno a creare moltissimi problemi logistico-organizzativi , anche per via di un quadro normativo che non eccelle per chiarezza.
In attesa delle sicure linee guida che verranno impartite dal Comando Generale, ci siamo posti il problema di come saranno gestiti i servizi ai seggi elettorali per i ballottaggi, dato che le elezioni si terranno dopo l’entrata in vigore della “carta verde” (sul sito la nota).
Laddove i seggi venissero considerati come il luogo dove abitualmente si presta la propria attività lavorativa, i militari non vaccinati e che non abbiano effettuato un tampone con esito negativo nelle 48 ore precedenti sarebbero impossibilitati ad esservi impiegati. Si creerebbe così un discrimine sia per coloro che vorrebbero comunque lavorare ai seggi e non ne avrebbero la possibilità, sia per coloro che, pur titolari di green pass eviterebbero questo particolare servizio.
Attendiamo fiduciosi le disposizioni che, come abbiamo chiesto, dovranno essere univoche per tutti.
Convenzione assicurativa |
Lo Stato Maggiore della Difesa ha sottoscritto una polizza sanitaria integrativa annuale, gratuita per tutto il Personale Militare ed estensibile ai familiari previo pagamento di un premio in regime di convenzione.
La polizza copre determinate fattispecie in ambito sanitario e può essere ulteriormente implementata nelle sue garanzie integrando con le relative differenze il premio.
Una lodevole iniziativa che coinvolge anche i militari dell’Arma dei Carabinieri e che deve ricevere la giusta pubblicità perché raggiunga tutti gli interessati
Regole e controllori |
Alcune neo APCSM sembra non vogliano attenersi minimamente alle “regole di ingaggio” che il Ministero della Difesa ha impartito per le attività sindacali da svolgersi in ambito militare.
Dopo aver subito strani rallentamenti per ottenere l’autorizzazione a costituirci (l’iter autorizzativo prevede la durata massima di sei mesi mentre per ASSO.MIL ce ne sono voluti 17), non è più tollerabile per chi crede nell’attività sindacale soggiacere anche a continue prevaricazioni delle regole da parte di millantatori da quattro soldi senza che nessuno intervenga.
Per questi motivi abbiamo scritto direttamente al Ministro della Difesa (sul sito la nota) affinché il rispetto delle direttive non diventi penalizzante per chi le onora.