NON C’È PEGGIOR SORDO… |
I lavori per il rinnovo contrattuale proseguono con incontri in cui il Governo convoca i Sindacati e le APCSM, distinzione questa a cui una delle sigle rappresentative tiene molto, per bocca del suo segretario generale che spesso ribadisce di non riconoscersi nel sindacato.
All’incontro dello scorso 30 settembre è stata presentata una piattaforma contrattuale da parte di sei sigle che ancora annovera la proposta indecente di togliere l’indennità di alta montagna ai forestali.
Stranamente la proposta non risulta essere stata pubblicizzata dalle sigle proponenti come ci saremmo aspettati, forse per qualche oscura strategia o forse per vergogna.
Nemmeno dopo aver letto il nostro ultimo comunicato si sono premurati di modificare la proposta che riportiamo a fianco, completa degli errori di sintassi.
La tesi di qualche illuminato segretario che ha provato a far passare l’aberrante idea come una strategia provocatoria non regge e potrebbe rivelarsi invece un boomerang nel caso il governo accettasse solo alcune delle proposte ricevute, fra cui anche questa.
La nostra opera di vigilanza e di denuncia di situazioni biasimevoli ha trovato riscontro nei fatti, certificando l’inadeguatezza di soggetti chiamati a decidere per tutti, compresi i forestali, continuamente bistrattati.
Di pecche la proposta di rinnovo contrattuale ne presenta parecchie, ma eviteremo di dare suggerimenti in merito a chi continua a non ascoltare le esigenze della specialità forestale.
Restiamo convinti che il rinnovo non vedrà luce prima del 31 ottobre per evitare a certi “sindacati” di dover fare i conti con eventuali dissensi dei propri iscritti e la conseguente revoca delle deleghe.
LA MEMORIA DEL PESCE ROSSO |
Correva l’anno 2016 quando alcuni delegati Co.Ce.R. appoggiavano esplicitamente l’assorbimento del CFS nell’Arma dei Carabinieri.
Nel successivo 2017 gli stessi appoggiavano l’emanazione di direttive (circolare 104 del 28 novembre 2017) che annullavano istituti contrattuali conquistati nel CFS con anni di contrattazione (settimana articolata su 5 giorni alle stazioni oggi nuclei, flessibilità orario di lavoro, assegnazione buoni pasto con regole più elastiche, ecc.).
Dal 2018 e sino alla scomparsa della Rappresentanza Militare, sempre gli stessi delegati hanno avallato FESI annuali penalizzanti per i forestali ed un rinnovo contrattuale in cui i forestali venivano esclusi dalla percezione dell’indennità di comando riconosciuta ai carabinieri della territoriale, oltre a non essersi mai spesi per contrastare la ghettizzazione subita dai forestali al cospetto dei carabinieri del ruolo normale.
Nel 2023 ancora loro hanno accettato di buon grado il cambio di nomenclatura da stazione a nucleo, addirittura qualcuno accusando Assomil di terrorismo psicologico per aver detto quello che puntualmente si è poi verificato: una manovra per isolare ancora di più la specialità e sminuirla al cospetto del ruolo normale, con tutto ciò che ne deriverà.
Oggi, alcuni di questi illuminati portatori di interessi per il benessere del personale si sono riciclati quali segretari di sindacati che trattano il rinnovo contrattuale dove propongono, ancora una volta, qualcosa a discapito dei forestali.
Il 31 ottobre è vicino ed è possibile svincolarsi da chi vede i forestali solo come un numero e non certo come persone da tutelare alla pari delle altre.
Dopo il 31 ottobre bisognerà attendere un altro anno in cui probabilmente dovrà essere accettato un altro, l’ennesimo, FESI penalizzante e un contratto in cui dei forestali non si sarà occupato nessuno se non Assomil, tentando di evitare il compimento dell’ennesima porcata.