A distanza di sei anni dall’attuazione della riforma Madia pare che la sede del già Ispettorato Generale del CFS, oggi CUFAA, non riesca a trovare pace dal punto di vista degli interventi infrastrutturali.
Abbiamo assistito a tentativi di rimozione di scritte storiche ancorché tutelate, a riduzione dei bagni per il personale a beneficio di singole persone, installazioni di megaschermi in ogni ufficio di comando, stravolgimenti degli arredi delle stanze di vertice, installazioni di parquet, modifiche all’accesso del palazzo, continue sostituzioni del mobilio, interventi che hanno risolto da una parte e danneggiato da un’altra, giardini pensili a beneficio di qualche ape, innalzamento di pareti divisorie, e tanto altro ancora.
Tanti costosi interventi, alcuni di discutibile utilità e necessità e magari anche non riusciti alla perfezione, effettuati, vogliamo pensare, per migliorare le condizioni lavorative dei militari, in pratica per il benessere del personale.
Ma il “benessere del personale” pare incentrato su pochi singoli e sulle relative “esigenze”, trascurando le reali necessità della truppa che non sembrano ricevere le giuste attenzioni.
Dal 2017 al CUFAA non si è ancora riusciti a realizzare l’agognata sala benessere (sollecitata a più riprese anche in virtù delle previsioni dei vari atti dispositivi), ancora si assegnano gli spazi vitali dei militari con criteri opinabili (grandi stanze ad uso singolo e piccole stanze ad uso promiscuo), non viene ripristinata l’infermeria presidiaria tolta in via sperimentale e mai riaperta (esisteva già prima dell’assorbimento e si è pensato bene di toglierla) anche se la recente installazione di una porta a vetri bianca lungo un corridoio potrebbe indurre a pensare che si voglia realizzare una corsia ospedaliera nei futuri e continui cambiamenti del palazzo.
Dopo sei anni le periodiche promesse, propinate in occasione delle ripetute rimostranze, hanno sempre più il sapore di prese in giro, tanto più quando si assiste ad impegni di spesa a beneficio sempre e solo di pochi, magari per opere che sembrano dettate più dal capriccio che dalla necessità.
Il particolare periodo storico, contrassegnato da continue crisi di natura economica, dovrebbe essere uno stimolo in più per la gestione del bene pubblico secondo un rafforzato principio del “buon padre di famiglia”, con l’intento di contingentare le spese magari rivisitando i criteri di priorità.
Per quanto sopra si torna a chiedere la realizzazione della sala benessere presso il CUFA, il ripristino dell’infermeria presidiaria e una maggiore attenzione al reale benessere del personale suggerendo di coinvolgere le APCSM per decisioni che vadano ad incidere sulla vita lavorativa dei militari.