Nonostante non si perda occasione per esternare quanto i Forestali assorbiti nell’Arma dei Carabinieri stiano bene, pare che i fatti smentiscano con sconcertante frequenza tali considerazioni.
E pare si continui a voler ignorare ogni campanello di allarme, oltre a ignorare colpevolmente anche le ripetute segnalazioni che questa APCSM ha fatto, e continuerà a fare, addirittura anche al Sig. Ministro.
I circa cento colleghi che hanno scelto di transitare nei ruoli civili del Ministero della Difesa per “problemi di salute”, i tanti che hanno scelto e scelgono il pensionamento anticipato e i tantissimi che stanno contando i giorni per la quiescenza, denunciano un malessere in netto contrasto al messaggio che si cerca di propinare.
Ma se le considerazioni appena dette possono anche assumere carattere di soggettività, esistono elementi oggettivi a riscontro delle sofferenze che da sempre segnaliamo. Il numero di interventi del 118 presso il CUFA hanno avuto una frequenza preoccupante negli ultimi cinque anni, interessando militari e personale civile in servizio presso la Grande Unità, con uffici più interessati di altri.
Anche l’ultimo episodio, risalente a venerdì scorso, pare non possa certo annoverarsi fra i “fulmini a ciel sereno”. Evidentemente non sono stati percepiti segnali soggettivi e tanto meno si è saputo analizzare i dati oggettivi quali risultano essere due transitati ai ruoli civili del Ministero della Difesa (più uno immediatamente dopo averlo trasferito altrove), ripetuti interventi del 118 per crisi d’ansia o similari, diversi trasferimenti sia per scelta che “obbligati” che, sommati fra loro, evidenziano qualcosa di anomalo nel relativo ufficio.
Anche volendo dare spiegazioni agli episodi in oggetto che non siano da imputare alla catena di comando in alcun modo, e intenzionalmente soprassediamo, non può essere sottaciuto l’aumento di rischio per problematiche sanitarie in presenza di personale con età media elevata, come risulta essere quello in servizio al CUFA, tanto più se sottoposto a pressioni più o meno sopportabili.
In tale contesto non possiamo esimerci dall’evidenziare la scelta infausta di sopprimere l’Infermeria Presidiaria che, allo stato attuale, pare essere tutt’altro che vincente, come abbiamo segnalato a più riprese.
Per quanto sopra si chiede:

  • Valutare il ripristino dell’Infermeria Presidiaria al CUFA, anche in considerazione degli elementi forniti in precedenti note di questa APCSM;
  • Valutare la possibilità di istituire un Gruppo di Lavoro per analizzare i carichi di lavoro del personale a cui far partecipare appartenenti delle APCSM;
  • Valutare l’istituzione di un apposito Gruppo di Lavoro per analizzare il fenomeno del burn-out, formato da idonei componenti dell’Amministrazione e membri delle APCSM;
  • Sensibilizzare i capi ufficio nella percezione di possibili stati di disagio, anche prestando maggiore attenzione alle segnalazioni ricevute soprattutto da chi rappresenta il personale.