Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale a maggio 2022 è entrato in vigore il contratto per il Comparto Difesa e Sicurezza valido per il triennio 2019-2021, sottoscritto il 23 dicembre 2021 e, peraltro, già scaduto.
Il nuovo contratto, fra le altre cose, prevede tra le varie una quota denominata “Una Tantum”, prevista per i tre anni di contratto, che ammonta a € 350 lordi (euro 17,39 per il 2019, euro 278,45 per il 2020 e euro 54,76 per il 2021).
Nonostante le continue promesse, dopo ben 9 (nove) mesi dalla sottoscrizione dal contratto, nemmeno la retribuzione del mese di settembre comprende fra le voci stipendiali la quota in parola.
In un momento storico dove il potere di acquisto viene eroso quasi con cadenza giornaliera, il ritardo nell’erogazione delle spettanze è un segnale di preoccupante lontananza dai militari fra i quali serpeggia un tangibile malcontento.
Se poi consideriamo che sono state avanzate proposte, fortunatamente ritirate, di abbattere i limiti massimi di retribuzione (i “famosi” 240mila euro/anno previsti per le figure apicali delle amministrazioni) proprio per contrastare il fenomeno inflattivo, il malcontento rischia di diventare insanabile a causa di una comprensibile percezione di apatia delle esigenze del personale, in questo periodo chiamato a fronteggiare spese eccezionali quali il caro bollette e i corredi scolastici per i propri figli, solo per citare le più comuni.
Per quanto sopra si chiede un fattivo intervento per accelerare le procedure per la remunerazione delle spettanze maturate, garantendo la liquidazione non più tardi del prossimo mese di ottobre.