Le disposizioni date dal competente Ministero (che legge per conoscenza) in merito alla possibilità di interlocuzione delle associazioni sindacali con i relativi Stati Maggiori, sembrano necessitare di approfondimenti chiarificatori.
Sinora la policy dell’Arma è stata quella di recepire le istanze delle APCSM senza fornire formali risposte, a parere delle scriventi fraintendendo le disposizioni ricevute dal Ministero della Difesa che a più riprese, con proprie circolari, ha ribadito che “…l’unica forma di interlocuzione riconosciuta (…) è a livello di Stato Maggiore…”.
La definizione di interlocuzione (…L’interloquire, il prender parte a un dialogo; le parole stesse pronunciate da chi interviene in una conversazione… cfr.TRECCANI) dovrebbe di per sé già garantire una forma di risposta in quanto non vi è interlocuzione in assenza di risposta da una delle parti. Se l’intento fosse stato quello di far assumere ai vari Stati Maggiori la funzione di mero ascolto, di fatto sancendo monologhi delle APCSM, la terminologia adottata non sarebbe certo quella di interlocuzione, ribadita in ogni circolare emanata.
Anche dal punto di vista normativo e di opportunità, la policy di non risposta pare presentare criticità non indifferenti.
In merito all’aspetto normativo si evidenzia come le comunicazioni con lo Stato Maggiore avvengono tramite PEC che, anche a norma della L. 241/90, nella maggior parte dei casi dovrebbero presupporre formali risposte per non configurare possibili comportamenti omissivi.
Ma l’aspetto più incisivo per le APCSM risulta essere sicuramente quello dell’inopportunità di non ricevere formali risposte alle proprie istanze.
Pare appena il caso di ricordare che molte delle APCSM hanno al proprio interno delegati del Co.Ce.R. che, grazie al doppio ruolo rivestito, possono portare all’attenzione dei Vertici Arma le doglianze di altre sigle sindacali e poi “rivendersele” per il proselitismo che ogni associazione è chiamata a fare. In questo perverso meccanismo di rivendicazioni è palese che ognuno possa vantare successi derivanti da iniziative altrui, svilendo il merito di chi si impegna, per ottenere visibilità e consensi.
Nel periodo transitorio che stiamo attraversando sarebbe quanto meno auspicabile che ogni neo APCSM possa mostrare, in totale trasparenza, quanto mette in campo per migliorare le condizioni lavorative sia di tutti i colleghi che della stessa Amministrazione, anche al fine di creare quella selezione naturale necessaria per arrivare a definire chi abbia le capacità per fare sindacato.
Per quanto sopra si chiede che per il futuro le istanze fornite dalle singole APCSM producano formale risposta, auspicabilmente da inviare per conoscenza a tutte le associazioni riconosciute per ovviare al ripetersi delle stesse iniziative, in modo da stroncare definitivamente le opere di sciacallaggio tipiche di alcuni.
Qualora la presente non producesse gli effetti richiesti, procederemo a chiedere un interpretazione autentica delle circolari sull’argomento.
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