viola stellato
IPOCRISIA E OPPORTUNISMO

Leggo con rammarico che dopo oltre quattro anni dall’assorbimento nell’Arma, chi dovrebbe rappresentare TUTTO il personale in maniera indistinta e paritetica, ancora vuol evidenziare differenze fra Forestali e Carabinieri, da una parte sminuendo anche in modo offensivo il ruolo dei primi, e dall’altro, in un secondo momento, lusingandolo al fine di ottenere adesioni al proprio sindacato.
Che ci siano differenze fra Comandanti di Stazione Territoriale e Forestale è un fatto oggettivo. Premesso ciò, nella lunga “elucubrazione viola” in cui vengono evidenziate tali differenze, ci si scorda – spero per ignoranza perché altrimenti sarebbe ancora più grave – che i Comandanti di Stazione Forestale assolvono compiti che richiedono preparazione e competenze specifiche su giurisdizioni mediamente cinque/sei volte più grandi di quelle Territoriali, con un numero di addetti al limite del ridicolo e che la cronica carenza di personale li costringe spesso ad operare in prima persona, sostituendosi agli stessi addetti. Potrei aggiungere altro ma non vorrei scadere in rivendicazioni che alimenterebbero solo conflittualità ed avversioni puerili e sterili. Mi limito a sostenere che i Comandanti di Stazione, siano essi Forestali o Territoriali, per quanto con le proprie peculiarità, hanno pari dignità, cosa che non può essere aggirata con nomenclature diverse tantomeno con erogazioni di emolumenti accessori diversificati.
Chiarito che, per chi fa Sindacato con senso di responsabilità, alimentare divisioni fra il personale è un’eresia, si rende necessario evidenziare alcuni punti.
Al momento del passaggio nell’Arma, il personale del Corpo forestale dello Stato “godeva” di istituti contrattuali ottenuti grazie ad anni di lotte sindacali che, nell’ambito di uno sterile gioco al ribasso, pian piano sono stati erosi, livellando lo status degli ex Forestali a quello tipico della compagine militare. Nessuno ha pensato che un percorso inverso, ovvero applicare i diritti contrattuali degli ex Forestali ai Carabinieri, avrebbe migliorato la condizione lavorativa di tutti, nonostante ci fossero le condizioni per farlo: sentenze e apertura al mondo sindacale ne sono la chiara dimostrazione. Probabilmente è stato più facile non spendersi per evitare di cancellare questi diritti piuttosto che spiegare ai Carabinieri come mai “qualcuno” era riuscito ad ottenerli.
Ma questo, per quanto recente, è il passato.
Nel presente ci troviamo di fronte una continua evoluzione con l’ingresso nel mondo militare dei Sindacati, quelle entità in passato tanto infangate proprio da buona parte dei novelli sindacalisti. Si è ufficialmente aperta, quindi, la caccia alla delega, probabilmente da parte di alcuni finalizzata al semplice mantenimento di uno status e non al raggiungimento della quota rappresentativa propedeutica alla difesa degli interessi collettivi. E a questo scopo sembra ci sia chi è disposto a tutto, facendo promesse immediatamente smentite anche dai propri comunicati, cosa che evidenzia un’unica incontrovertibile verità: dei Forestali a tanti non è mai fregato niente, e continua a non fregare, tranne quando tornano utili per finalità di comodo, anche fosse solo per qualche foto propagandistica da pubblicare sui social.
Dispiace constatare che qualche Forestale si sia fatto ingannare perché il conto da pagare sarà alto. Facile prevedere che qualche collega sarà usato come testa di ponte allo scopo di fare proselitismo per poi non trovare spazio in organizzazioni dove i Forestali non sono e non saranno mai una priorità. E difficilmente saranno considerati “assieme” ad altri.
Per chi, come me, è “vecchio” di Sindacato, assistere a certe bassezze non stupisce più di tanto, ma, proprio per l’alto valore che attribuisco all’attività sindacale, mi preoccupo dei risvolti negativi. Inevitabilmente ci saranno ripercussioni su chi ha creduto a questi venditori di fumo, periodicamente smascherati proprio a causa delle loro limitate capacità.