“Chi è fragile non trova sponde all’interno” – Federico Menichini, rappresentante dell’Assomil, l’Associazione militari, un gruppo sindacale interforze, dice chiaramente che “non si tratta di dare colpe al mondo militare, questo non esiste, ma è certo che chi è fragile non trova sponde all’interno“. Il problema, sottolinea, “esiste ed è serio, riguarda soprattutto gli uomini (solo una donna si è suicidata quest’anno), ma è nata una forte consapevolezza all’interno del mondo sindacale delle forze armate: almeno la metà delle sigle si sta raggruppando per affrontare e contrastare la questione suicidi e per sensibilizzare le amministrazioni, spesso molto chiuse”. Quando si verifica un evento luttuoso di questo tipo, aggiunge Menichini, “in genere c’è la loro corsa a dire che è stato per motivi affettivi, sentimentali o cose del genere. Qualche mese fa l’Nsc, il Nuovo sindacato dei Carabinieri, ha dedicato al tema un convegno a Forte dei Marmi. Ripeto, nessuno intende colpevolizzare la vita militare ma è necessario fare in modo che all’interno ci sia attenzione e capacità di affrontare il problema. Ora se hai un disagio, se hai difficoltà con l’organizzazione del lavoro o con i colleghi, ad esempio, non trovi facilmente chi ti aiuta, e questa cosa deve finire”.
“Non ci sono questi suicidi in altri ambienti lavorativi” – Va da sé che alcune persone in divisa scelgono di farla finita per motivi riconducibili alla loro vita personale e familiare. Secondo Iafrate, egli stesso militare e molto attento ai più piccoli risvolti degli effetti di una vita in divisa, già il fatto di avere la disponibilità di un’arma da fuoco crea le condizioni affinché il disagio, in alcuni casi, si trasformi in tragedia. Ma anche in altri ambienti lavorativi esiste un enorme disagio, ad esempio gli infermieri e, in generale, tutto il personale ospedaliero: “Sono a contatto quotidianamente con la sofferenza e la morte; anche loro hanno la disponibilità di farmaci. Eppure non mi pare che nelle corsie degli ospedali il fenomeno suicidario sia così diffuso”.
“Storture nel mondo militare” – Dunque c’è un componente legata alla vita militare? “I fattori patologici sono riconducibili, a mio avviso, ad alcune gravi e anacronistiche storture presenti nel mondo militare e delle forze di polizia, effetto di una malintesa e mal declinata specificità militare. Penso, ad esempio ai trasferimenti di sede, agli annuali giudizi caratteristici, alle sanzioni disciplinari e le benemerenze di servizio”. Tutti elementi che creano fortissime tensioni emotive, talvolta non sopportabili da chi ha già sue fragilità. Ma la vita militare non esige proprio quel rigore? “Ipotizziamo che in Italia i presidi abbiano il potere di trasferire bidelli e professori lontano dai loro affetti, di retrocedere i professori a bidelli e di laureare i bidelli e metterli in cattedra ad insegnare. In tali circostanze, se il preside dovesse chiedere al bidello di eseguire un ordine che andrebbe disatteso – per esempio, manomettere il registro di classe, oppure cancellare una nota – quel bidello come si comporterebbe?”.
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